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Maurizio Margaglio: "Con lo short dance si sta perdendo l'interpretazione del carattere della danza"

Maurizio Margaglio: 'Con lo short dance si sta perdendo l'interpretazione del carattere della danza'
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Maurizio Margaglio: "Con lo short dance si sta perdendo l'interpretazione del carattere della danza"

A CURA DI ELEONORA D'EREDITA' E LAURA SCIARRILLO - Maurizio Margaglio, classe 1974, è un nome che significa molto per la storia del ghiaccio italiano: sua l'unica medaglia olimpica, (bronzo a Salt Lake City 2002) conquistata dall'Italia in una disciplina del pattinaggio di figura sul ghiaccio in coppia con la sua storica partner di danza Barbara Fusar Poli.

Una leggenda italiana che, dopo il ritiro definitivo nel 2006, ha cominciato a prestare la sua esperienza al servizio delle nuove generazioni di talenti di questo sport. Da un paio d'anni Maurizio ha iniziato una proficua collaborazione con la federazione finlandese, che lo ha voluto ad Helsinki prima per collaborare con la squadra di pattinaggio sincronizzato “Rockettes”, già campionesse del mondo, poi come tecnico delle coppie di danza finlandesi. In questa lunga intervista Maurizio ci apre una finestra sulla sua nuova vita in Finlandia, sulla sua visione del pattinaggio e sulle sue prospettive future.

 

Maurizio, partiamo facendo alcune considerazioni sul campionato europeo dal tuo punto di vista, quello di allenatore delle coppia di danza finlandese Karmi/Lindholm.
"Questa coppia Si sta affacciando alle prime esperienze importanti proprio adesso, con loro ho cominciato a lavorare dall'anno scorso e sto cercando di indirizzarli verso un approccio più professionale, il che a volte in Finlandia non è facile da far comprendere agli atleti. Il vero salto di qualità lo si fa solo lavorando in modo super-professionale: non c'è nessun altro modo possibile, e a volte ho difficoltà a far capire tutto questo. Chiaramente dove non c'è tradizione, dove non ci sono altre coppie che possono fare da punto di riferimento, devi costruire da zero tutto e questa è un po' la mia missione. Direi che con questi due ragazzi stiamo migliorando e loro hanno ancora parecchi margini di miglioramento. Per noi arrivare qui e qualificarci è già un grande successo, infatti quanto abbiamo ottenuto è stato molto apprezzato anche in Finlandia, da dove mi sono subito arrivati molti complimenti anche da parte di Susanna Rahkamo, quasi come se avessimo vinto, il che fa comunque molto piacere. Questo era l'obiettivo e siamo riusciti a raggiungerlo. Poi c'è sempre l'altra coppia, Lindholm/Kanervo, i ragazzi che hanno partecipato l'anno scorso gli Europei e Mondiali per la Finlandia. Anche loro sono migliorati tantissimo nel giro di due stagioni e alla fine non sono venuti qui solo per una differenza di pochissimi centesimi di punto. Il criterio della federazione finlandese per la partecipazione agli europei,infatti, teneva conto della media dei punteggi delle ultime tre gare ed il distacco con l'altra coppia era di solo mezzo punto, per capirci. Penso che anche loro avrebbero potuto fare un'ottima figura, sono leggermente più grandi, hanno qualche anno in più ma anche loro soffrono un po' della mancanza di tradizione di questa disciplina nel loro paese, di una forte rappresentativa nazionale nella danza. Naturalmente all'assenza di tradizione si accompagna anche l'assenza di tecnici della disciplina, non c'è molta cultura della danza sul ghiaccio e su questo sto lavorando."


Tutto il contrario se parliamo del pattinaggio sincronizzato..
"Con il sincro la situazione è completamente diversa. I finlandesi sono riusciti a fare un ottimo lavoro negli ultimi 25 anni e chiaramente ora i frutti sono visibili a tutti poiché sono competitivi ad altissimo livello e hanno una base giovanile eccezionale. Ogni anno i club possono fare una selezione e decidere quali ragazze portare avanti o meno, e hanno una vasta scelta, c'è una forte competitività interna. Entrare in una squadra senior significa entrare tra le 20 migliori di tutto un club che magari nel corso della storia ha avuto a sua volta centinaia di pattinatori che hanno provato ad entrare in squadra; tutto ciò porta ad avere delle squadre con pattinatori di ottimi livello. Chiaramente il sincronizzato richiede un impegno diverso dalle altre discipline, e forse è proprio per questo che in Finlandia funziona così bene ed è molto amato: infatti esige sì un grande impegno quotidiano, poichè le ragazze sono sul ghiaccio tutti i giorni, oltre ad eseguire la preparazione atletica e tutto il resto, però sempre nel limiti dell' “umano”. Tutte loro sono studentesse o hanno il tempo di lavorare, e per questo è uno sport che ha trovato grande appoggio tra l'opinione pubblica e le famiglie. Come genitore posso pensare di mandare mia figlia ad un mondiale, magari può anche vincerlo ma nel frattempo può anche laurearsi, o lavorare, farsi una sua vita, eccetera. Diversamente nella danza sul ghiaccio o nell'artistico se vuoi pensare di entrare tra i migliori 20 al mondo sai di dover fare solo quello: tutto il resto è difficilissimo da portare avanti, quindi questa è una grossa differenza. Per il sincro ho iniziato a lavorare in Finlandia dopo la chiamata di Kaisa Nieminen per la squadra delle Rockettes e la loro richiesta nei miei confronti era questa: “vogliamo pattinare come nella danza su ghiaccio”. Questa era la missione, da cui poi è nato anche un po' il discorso delle coreografie dove ho cominciato a dare il mio contributo. Ovviamente Kaisa rimane la head coach ed è sempre sua la decisione finale sul dove porre gli elementi. Serve una grande competenza specifica per questo perché in qualsiasi cambio di formazione è l'allenatore che sa dove andrà a finire una linea incrociandosi con l'altra . Il mio contributo riguarda soprattutto l'idea coreografica in generale, come legare le varie parti del programma oltre a tanto lavoro sulla tecnica, ovviamente. Le Rockettes hanno avuto l'opportunità di gareggiare nei mondiali in Finlandia nel 2011 quindi durante il primo anno in cui ho collaborato con loro mi sono ritrovato a lavorare con ragazze molto esperte, perchè facevano parte della squadra per il mondiale. Nel giro di due stagioni, invece, hanno rinnovato il 70% della squadra quindi stiamo in qualche modo ricominciando a lavorare con le nuove; il livello è comunque sempre molto alto. Le Finntastic sono campionesse del mondo junior da 6 anni, sono molto forti nel ranking. Come vi dicevo loro hanno un “polmone verde” alla base del movimento, tantissimo ricambio generazionale, è tutto un altro mondo."

 

Quali sono le differenze tra il coreografare per la danza sul ghiaccio e per il sincronizzato? Dove ti senti di avere più libertà, forse nella danza sul ghiaccio?

"Sono due tipi di libertà diverse. Nella danza c'è questa storia uomo/donna che puoi portare avanti potenzialmente all'infinito, la puoi declinare in vari modi. Poi c'è il concetto del ballo, inteso nel senso stretto del termine, che dovrebbe essere importante, o almeno, noi italiani continuiamo sempre con questa filosofia del ballo, che non sempre è seguita da altri ma secondo me è molto giusta. Le coreografie per la danza in genere si basano moltissimo su questo tipo di approccio. Con un gruppo di ragazze devi fare necessariamente una cosa diversa: non c'è più l'intimità della coppia, il dimostrarsi amore o cose del genere. D'altra parte, però, c'è un amplificazione dei movimenti spettacolare per cui qualsiasi, anche piccola, idea coreografica quando applicata al movimento di un braccio, se moltiplicata per il movimento di sedici braccia diventa un passaggio straordinario; oppure anche il solo fare tutti insieme contemporaneamente un piegamento sulle gambe e poi ripartire, sono tutte cose che vengono amplificate dal numero di persone che lo eseguono. Inoltre, secondo me, con il sincronizzato c'è la bellezza di poter utilizzare delle idee astratte. Con una coppia di danza descrivere, ad esempio, un orologio..come sarebbe possibile? Con la squadra, ce la fai. Vuoi dare la sensazione di una folata di vento? Con la coppia, non è possibile, con le ragazze invece sì. Puoi fare in modo che le ragazze sembrino spostate da un refolo di vento e tu hai l'impressione che sia passata un'ondata di aria. Tutto questo apre ad una libertà creativa notevole."

 


Raccontaci della tua nuova vita in Finlandia, come ti sei organizzato personalmente, come ti facilitano le strutture che sappiamo essere ottime?
"Faccio una premessa: ho vissuto in tanti posti nella mia vita, forse non per lungo tempo ma la filosofia spicciola che posso trarre da queste esperienze è che ovunque tu vada in fondo la vita non è così tanto diversa. Alla fine la nostra vita consiste in dormire, mangiare, muoverti da un posto all'altro e lavorare. Se oltre a tutto ciò riesci ad avere anche una famiglia ed una vita sentimentale, tanto meglio, ma grossomodo questo è quanto. Perciò non posso dire che a Helsinki io faccia qualcosa di completamente diverso da quello che faccio quando sto a Milano o quando vado a stare un paio di mesi negli Stati Uniti. Spesso scherzo con i finlandesi, che mi dicono sempre “Ma come fai a stare qui, è molto buio, è molto freddo” ed io rispondo dicendo che non hanno mica il copyright su certe cose! Le giornate corte, l'inverno freddo ci sono anche da noi: ho vissuto quattro anni tra Milano e la Val Gardena e in Val Gardena si arriva a -20°, con la neve per sei mesi già ad Ottobre. La grande differenza per me in questo momento sta nel vivere in centro ad Helsinki che è sì una capitale ma con una dimensione, se vogliamo, più umana. Mi posso spostare ovunque in 20- 25 minuti. C'è un organizzazione nella città tale che puoi trovare facilmente tutto, dagli uffici pubblici ai ristoranti a qualsiasi altra cosa ti serva. Certo che vivere in una “metropoli” come Milano o qualsiasi altra metropoli ancora più grande pone altri tipi di problemi: a Milano, ad esempio, lo spostamento in macchina è terribile. A Helsinki non hai questo tipo di problema. Poi ci sono tante altre differenze, chiaramente siamo due popoli che vedono le cose in modo molto diverso ma anche noi cerchiamo un po' di adattarci e capire la loro mentalità e piano piano ci stiamo trovando a nostro agio. Ma alla fine la giornata consiste in: svegliarsi, prepararsi, portare i bambini a scuola, andare a lavorare e tornare a casa la sera cercando un minimo di tranquillità, che è chiaramente impossibile fino alle 9. Una volta mandati a letto tutti, ho la mia ora a disposizione durante la quale riesco a vedere il telegiornale, visto che siamo un'ora avanti rispetto all'Italia. La grande differenza nel vivere all'estero adesso rispetto a 15, 20 anni fa è che oggigiorno, volendo, si può mantenere un contatto completo con l'Italia grazie alla televisione satellitare ma soprattutto grazie a Internet, dove posso scaricare tutti i giornali che desidero e tenermi costantemente aggiornato."


Torniamo alla danza: si parla già moltissimo della scelta del pattern per la Short Dance del prossimo anno, ovvero il Finnstep. E' stata una scelta discussa, c'è chi non condivide la selezione di una danza così relativamente nuova per una stagione cruciale, ovvero quella olimpica; c'è chi dice che non si troverà a suo agio. Tu cosa ne pensi?
"Penso che per qualsiasi ballo si scelga si avrà sempre sia del consenso che del disaccordo. Personalmente la vedo semplicemente come una scelta per un ballo obbligatorio Senior che viene introdotto nella Short Dance; se avessero messo il Tango Romantica ne sarei stato felice, se avessero messo il Ravensburger ne sarei stato felice, ma poi comunque qualcuno avrebbe detto che sarebbe stato ripetitivo. Non vedo il problema, piuttosto penserei a quanto sia opportuno prendere i nostri vecchi obbligatori per inserirli nella Short Dance, snaturandoli, ma questo discorso non si applica solo al Finnstep, è un discorso generale. Anzi, direi che tra tutti i balli il Finnstep è tra quelli che più si rifà alla tradizione del ballo da sala, alla vera natura del ballo. Piuttosto mi piacerebbe vedere adeguatamente premiato proprio questo aspetto, quello dell'interpretazione della danza, non solo l'aspetto riguardante la perfezione dei fili perché sono convinto che alla fine chi vince in questa disciplina debba saper ballare. Questo è proprio alla base della mia mentalità e su ciò non transigo, altrimenti si chiamerebbe “tecnica sul ghiaccio”. Non penso neanche che importare il giudizio della danza sportiva ci possa aiutare in questo senso. Io ho lavorato tanto con i ballerini da sala, persone straordinarie, campioni del mondo ma era difficile per loro capire le nostre esigenze, difficile interpretare quello che noi poi andiamo a fare sul ghiaccio. Quando io e Barbara lavoravamo con loro, infatti, quello che gli chiedevamo sempre era solo di mostrarci cosa sapevano fare; poi noi avremmo trovato il modo di “tradurlo” sul ghiaccio. Perciò, banalmente, quando vai a fare un Quickstep od uno Slow Fox il ballerino da sala vuole vedere come lavori con il tacco-punta. Ma sul ghiaccio non hai niente del genere, hai una lama fissa, quello che facciamo è quasi un saltino per dare solo l'idea di quel movimento. Noi danzatori sul ghiaccio non possiamo sempre lavorare sulle punte, altrimenti continuiamo a fermarci invece che pattinare. Un altro esempio è la stessa “hold” nella posizione del braccio che può essere diversa nel ballo da sala e nella danza sul ghiaccio: noi dobbiamo rispettare alcuni requisiti stabiliti dal regolamento tecnico ma un ballerino da sala avrebbe molto da ridire sulla stessa posizione, ciononostante questo è “tollerato” sul ghiaccio, in quanto chiaramente girare con la propria partner su una pista da ballo piuttosto che su una di ghiaccio dove vai a 20, 30 all'ora è decisamente diverso. Quello che invece credo sia importante è dare una certa “educazione” alla danza, sia a livello dei pattinatori che degli allenatori e dei giudici, di tutti. Lo specialist dovrebbe guardare ai passi ed i giudici dovrebbero guardare alla danza: questo spesso mi sembra dimenticato."


Ci sembra di capire che anche da parte di molti pattinatori ci sia un po' di avversione verso questa nuova soluzione della Short Dance. Alcuni sottolineano come sia difficile integrare le parti di danza obbligatoria nel programma senza perdere una certa continuità. Cosa ne pensi?
"Non posso dire di essere totalmente “contro” la Short Dance. Penso che sia giusto il concetto di avere un programma corto ed un programma lungo, difficile fare proposte alternative, serve un ampio consenso ed arrivare a questa soluzione è stato già un percorso molto faticoso. Come tutte le cose nuove, penso sia migliorabile. Mi ripeto, a me piacerebbe vedere maggiormente interpretato il carattere della danza, così come facevamo negli obbligatori e nell'original, per poi nel libero avere appunto la libertà di ricoprire nuovi ruoli. Negli obbligatori era importantissimo eseguire correttamente i passi in modo scivolato e allo stesso tempo mostrare lo spirito della danza interpretata, far capire che si sta danzando un valzer piuttosto che un tango. E' una capacità che si sta un po' perdendo."


Susanna Rahkamo è la presidentessa della federazione finlandese ed è stata recentemente nominata vice presidentessa del comitato olimpico finlandese. Come ti trovi a lavorare con lei?
"Di Susanna ho molta stima e ci lega una grande amicizia. Il suo ultimo europeo (in coppia con Kokko, ndr) nel 1995 era il primo europeo per me e Barbara, quindi ci hanno un po' “adottato”, il che mi aveva fatto immenso piacere. Per me erano degli idoli già da qualche anno, incontrarli e diventarne amici fu speciale. E' stata lei a chiamarmi in Finlandia, a mettermi in contatto con Kaisa Nieminen e a propormi questo progetto della danza sul ghiaccio: per me lavorare con un presidente di federazione che viene dalla mia stessa disciplina è importantissimo e mi regala grandi soddisfazioni. Non siamo sempre d'accordo su tutto ma sappiamo entrambi dove vogliamo arrivare e conosciamo le dinamiche per raggiungere questo obiettivo: è una collaborazione molto costruttiva e anche per questo mi trovo decisamente bene a lavorare con lei. La Federazione finlandese è strutturata in modo molto snello, ci lavorano poche persone che vengono dal mondo del ghiaccio, la vedo come una federazione molto vicina agli sportivi. La Finlandia in fin dei conti è un paese piccolo, le richieste che noi esprimiamo raggiungono in poche ore il comitato olimpico quindi si può avere un contatto più diretto e maggiore velocità decisionale."


La stessa Rahkamo ha accennato al fatto che vorrebbe dare più importanza al Finlandia Trophy, si parla anche del fatto di farne una tappa di Gran Prix in futuro.
"Sì, c'è un grosso progetto per quanto riguarda il Finlandia Trophy, Prima di tutto bisogna sottolineare che loro hanno un contratto con la Barona Areena di 4 anni. La struttura è anche sponsor della nazionale e ciò garantisce loro la certezza della venue, il che è molto molto importante in ottica Gran Prix. Chiaramente ci sono dei costi molti alti da sostenere per quel tipo di gara perciò sono ancora nella fase della ricerca di sponsor, che in parte hanno già ma ne servono ancora. L'idea in effetti è, in un futuro ancora imprecisato, di proporla o come tappa di Gran Prix vera e propria o come tappa da alternare ad un'altra, forse quella francese."


Per concludere vorremmo saperne di più sui tuoi progetti per il futuro.
"Per ora guardo a Sochi come obiettivo primario; come stabilito all'inizio di questa collaborazione, tutti gli sforzi che facciamo al momento convergono nell'ottica di una qualificazione olimpica. D'altra parte c'è il discorso della danza nei settori giovanili che stanno cominciando a sbocciare, abbiamo fatto un podio internazionale a Riga con i Basic Novice recentemente, il che ha rappresentato, nel suo piccolo, un traguardo importante. Si tratta di un tipo di lavoro più lungo, più importante, se vogliamo più difficile. La mia speranza è quella di poter aiutare giovani allenatori finlandesi ad avvicinarsi alla danza sul ghiaccio, a considerare di intraprendere questo sport anche ai fini di una vera e propria carriera, possibilmente facendo cominciare l'esercizio di questa disciplina già tra gli 8 e 10 anni. Questa è l'età giusta, quella in cui puoi apprendere molto bene le basi che ti terrai per tutta la vita: i senior che seguo adesso hanno cominciato con la danza solo intorno ai 18 anni, perciò è molto complicato per loro. E' un progetto che, per essere pienamente realizzato, può vedere la luce nell'arco di una ventina di anni, serve tempo per raccoglierne i frutti. Al momento non mi pongo il problema di quanto rimarrò, so che da parte del comitato olimpico c'è una grande disponibilità ma ne riparleremo dopo Sochi, credo."


Com'è noto, però, le tue collaborazioni hanno luogo anche fuori dalla Finlandia.
"Certamente. La mia collaborazione con Marina Zueva è la più bella che mi potesse capitare, in questo momento c'è grande sintonia tra la federazione finlandese, quella americana e quella canadese e questo facilita le cose. Perciò, finché sarà possibile, continueremo su questa strada."

 

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