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Quasi il 70% delle medaglie olimpiche norvegesi nel fondo è stato conquistato da asmatici

Bjorn Daehlie
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Quasi il 70% delle medaglie olimpiche norvegesi nel fondo è stato conquistato da asmatici

In seguito al caso di doping che ha coinvolto Martin Johnsrud Sundby, il quotidiano norvegese VG ha svolto una ricerca sui medagliati norvegesi nelle ultime sette Olimpiadi. I risultati sono sbalorditivi.

Dal 1992 al 2014, la Norvegia dello sci di fondo ha conquistato 61 medaglie, 42 delle quali per merito di atleti che hanno dichiarato di assumere Ventolin per curare l’asma (dunque, potrebbero esserci altri fondisti malati di asma che si curano con altri medicinali). In percentuale, il 69%.

Considerando le singole gare nelle quali la Norvegia è andata a medaglia (quindi, in caso di staffetta, basta un componente su quattro), ad Albertville tutte e 9 sono state conquistate da asmatici, a Lillehammer 7 su 8, a Nagano 7 su 9, a Salt Lake City 6 su 11, a Torino 3 su 4, a Vancouver 7 su 9 e a Sochi 5 su 11.

Soffrivano – o sarebbe meglio dire soffrono, visto che si tratta di una malattia cronica – di asma tutti i più grandi fuoriclasse prodotti dalla più grande potenza dello sci di fondo: in campo maschile Bjorn Daehlie, Vegard Ulvang, Terje Langli, Thomas Alsgård, Sture Sivertsen, Erling Jevne, Frode Estil, Odd-Bjørn Hjelmeset, Tor-Arne Hetland, Øystein Pettersen, Ola Vigen Hattestad e Martin Johnsrud Sundby; in campo femminile Trude Dybendahl, Anita Moen, Bente Skari, Marit Bjørgen, Hilde Pedersen e Vibeke Skofterud. Fra i supercampioni, si “salvano” da questa patologia i soli Petter Northug e Therese Johaug.

I dati elaborati da VG sono relativi a interviste o dichiarazioni pubbliche dei diretti interessati nelle quali hanno ammesso la malattia e l’eventuale uso di farmaci per curarla. Soltanto Maiken Caspersen Falla ha parlato di asma ma non di medicine, pertanto non è stata inclusa fra i casi “positivi”.

A tal proposito è stato interpellato Vidar Løfshus, direttore delle squadre nazionali norvegesi: “I numeri dicono che l’asma è una sorta di infortunio sul lavoro per un fondista. Se l’indagine si svolgesse sugli altri paesi probabilmente i risultati sarebbero simili, sappiamo che molti atleti di alto livello soffrono di questa patologia pur non sbandierandolo al vento. Le discussioni sull’asma sono nate perché siamo molto aperti sui problemi respiratori, ma non ci trovo niente di scandaloso: è come se si speculasse sul Manchester United perché cura un infortunio al ginocchio di Wayne Rooney”.

Concorde anche il capo allenatore della Svezia Rickard Grip: “Se il medico lo prescrive, il farmaco per curare l’asma è essenziale per poter gareggiare in condizioni di parità con gli altri”.

Va evidenziato come una ricerca dell’Università di Oslo abbia una volta di più dimostrato come il Ventolin non migliori le prestazioni di un fondista. Queste le parole del professore Kai-Håkon Carlsen: “Gli studi dimostrano come i farmaci contro l’asma servano esclusivamente per poter competere alla pari con gli altri, senza essere ostacolati da questa malattia”.

Carlsen spiega anche come è cambiato il regolamento antidoping: “Fino ai primi anni 90 curare l’asma non aveva particolari disposizioni, da Lillehammer 1994 invece serve un regolare certificato per poter assumere gli appositi medicinali che possono essere assunti soltanto per via orale. Da Salt Lake City 2002 la situazione è nuovamente cambiata, in quanto serve anche il documento di diagnosi per richiedere l’esenzione dal regolamento antidoping standard. A partire dal 2012 infine sono consentiti soltanto i farmaci a base di salbutamolo e di formoterolo”.

Attualmente sono 5 i fondisti della nazionale norvegese ai quali è stato diagnosticato l’asma. Løfshus spiega: “Diagnosticare l’asma è difficile, alcuni sono nati con questa patologia, altri la sviluppano durante la loro carriera. Lo sci di fondo sta ottenendo grandi risultati anche grazie ai piccoli dettagli che studiamo ed è per questo che la percentuale di asmatici è superiore alla media”.

 

 

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