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Asma, Maurice Manificat attacca i norvegesi: "Si considerano malati troppo facilmente"

Asma, Maurice Manificat attacca i norvegesi: 'Si considerano malati troppo facilmente'
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Asma, Maurice Manificat attacca i norvegesi: "Si considerano malati troppo facilmente"

La voce di Maurice Manificat, uomo di punta della nazionale francese, è andata ieri ad aggiungersi alle molte che già si erano espresse in merito all’impiego di farmaci anti-asmatici da parte della nazionale norvegese. E quelle del vice-campione mondiale della 15 km TL non sono state dichiarazioni concilianti.

Abbiamo spesso la sensazione che la Norvegia riceva dei trattamenti speciali, ha dichiarato Manificat al tabloid Dagbladet. “In un certo senso è normale: sono la nazione leader nello sci di fondo, quella con più fondi, e hanno molto potere. Però è un problema per il nostro sport”.

Uno dei punti più aspramente dibattuti della vicenda è quello dell’utilizzo preventivo dei farmaci, e il loro impiego anche da parte di atleti che non risultano asmatici. È il caso di Therese Johaug, intervenuta circa tre settimane fa con toni molto decisi sulla questione. “È molto strano che un’atleta sana come Therese usi farmaci contro l’asma”, ha affermato Manificat, che ha quindi aggiunto: “Gli atleti hanno delle precise responsabilità, non possono scaricarle addosso ai dottori. È difficile capire cosa stia succedendo in Norvegia, c’è qualcosa di strano”.

La vis polemica del francese non ha risparmiato neppure l’opinione pubblica: “I norvegesi si sono bevuti la spiegazione di Sundby e della federazione. Loro non si sono presi responsabilità, hanno dato la colpa ad una regola troppo severa, e la gente ha accettato questa versione. I fondisti norvegesi sono talmente popolari che la gente li sostiene qualsiasi cosa facciano. È una cosa da pazzi, ma a suo modo bella. È incredibile ciò che i norvegesi arrivano a credere”.

Tra le molte critiche mosse dal 30enne nativo dell’Alta Savoia, la più originale è forse quella rivolta all’eccessiva facilità con la quale i norvegesi si considererebbero malati: “La soglia oltre la quale si è ritenuti malati, in Norvegia, è molto bassa. Basta un niente. Sono terrorizzati dai germi. Negli alberghi fanno dormire i malati in camere separate. È completamente diverso da ciò che avviene da noi, in Francia, o nell’Europa Centrale. Sono troppo terrorizzati da batteri e virus”.

È di questi giorni l’ipotesi di innalzare da -20°C a -12°C la temperatura minima per lo svolgimento delle gare di sci di fondo, sulla base di studi che attestano come l’esercizio fisico prolungato a basse temperature faciliti l’insorgere di malattie respiratorie. Nemmeno qui Manificat ha mutato la sua linea: “Quando un atleta si spinge al limite al freddo, ci possono essere problemi alla respirazione. Non per questo però vado dal medico e mi faccio prescrivere dei farmaci. È pazzesco”.

Dichiarazioni che non mancheranno probabilmente di scatenare risposte altrettanto dure, malgrado lo stesso Manificat abbia provato a tendere la mano a Martin Johnsrud Sundby: “Il suo non è un caso classico di doping. Non stiamo parlando di EPO, lui non è come Johan Mühlegg, perciò è il benvenuto nell’ambiente del fondo. Io rispondo all’atteggiamento del clan norvegese e a queste disparità di trattamento. Non avrò nessuna reazione particolare se Sundby vincerà tutto a Lahti”.

Nelle stesse ore, Per Andersson, medico della nazionale svedese, è stato interpellato sullo stesso argomento da Verdens Gang, e ha affermato che quanto accaduto a Sundby non potrebbe succedere ad un atleta della sua squadra: “Trattiamo l’asma con altre procedure. Io sono entrato nello staff della nazionale nel 2013, e da allora non abbiamo mai impiegato nebulizzatori. Quando è scoppiato il caso Sundby e ho scoperto che i norvegesi li usano, mi sono domandato se sia davvero necessario. Noi otteniamo l’effetto desiderato con altri sistemi”.

Sulla questione dell’impiego di farmaci senza diagnosi, Andersson è ancora più tranciante: “Lo trovo sbagliato. Un atleta deve avere ricevuto una chiara diagnosi di asma prima di essere trattato con farmaci appositi. Non è corretto trattare problemi respiratori senza una diagnosi”.

Il dottor Andersson ha comunque precisato di riporre fiducia nell’operato dei colleghi norvegesi. Questi ultimi hanno tuttavia tenuto a rispondere, per bocca del medico della nazionale Ellen Moen: “Una delle principali cause dell’asma e di altri disturbi respiratori affini nello sport è che le membrane mucose delle vie respiratorie diventano secche, a causa dell’inalazione di grandi quantità di aria. Il nebulizzatore serve a mitigare le conseguenze di questo fenomeno, reidratando le mucose”. Moen ha inoltre precisato che, seppur non molto diffuso, l’utilizzo dei nebulizzatori è comune anche ad altre discipline nelle quali esistono rischi analoghi per le vie respiratorie.

Il fronte norvegese, in generale, è compatto nel rivendicare la propria onestà. Appena ieri, al coro pressoché unanime in difesa dell’integrità del movimento si sono aggiunte tre delle donne di punta della nazionale: Ingvild Flugstad Østberg, Marit Bjørgen e Heidi Weng. Le ultime due, in particolare, si sono dette felici dell’istituzione di un comitato per investigare sulla vicenda, auspicando che le indagini possano dissipare ogni dubbio intorno alla squadra.

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